martedì 1 marzo 2011

Le Modèle rouge.


La gente si fa troppo influenzare dalle convinzioni sociali: a volte sono abitudini così barbare, mostruose, e neanche ce ne rendiamo conto. L'uomo ha perso la sua naturalità. L'uomo non ha più contatti con il terreno.

Le petit prince.

Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno.
Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “ Spaventare? Perche’ mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” . Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinche’ vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. Fu cosi’ che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disarmato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Allora scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aeroplani. Ho volato un po’ sopra tutto il mondo: e veramente la geografia mi e’ stata molto utile. A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Arizona, e se uno si perde nella notte, questa sapienza e’ di grande aiuto.
Ho conosciuto molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino. Ma l’opinione che avevo di loro non e’ molto migliorata.
Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire cosi’ se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: “E’ un cappello”.
E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.
Antoine de Saint-Exupéry

venerdì 25 febbraio 2011

Ho sognato.

Ho fatto un sogno bellissimo. Ho sognato di essere in una stanza molto affollata, e di avere un uomo accanto a me. Lui parlava ma io non riuscivo a capirlo. Continuava a ripetere i suoi programmi per quel giorno, e blaterava, oh se blaterava, non la smetteva più! Allora presi un foglio bianco e gli dissi: «Smettila! Disegna qualcosa, qualsiasi cosa, basta che la smetti di farfugliare!». Lui, silenzioso, disegnò un calendario: ad ogni giorno del mese aveva assegnato un indumento diverso. Sbuffando, gli tolsi la matita di mano e appioppai al calendario due enormi ali e scrissi "un giorno anche tu diventerai un aquila, non smettere di provare". Allora la stanza diventò deserta e i muri caddero. Sorrisi all'uomo, diventato una bellissima aquila che con un grido, spiccò il volo lasciando dietro di sé foglie e vento profumato.